Farsi toccare dall’esperienza, farsi raggiungere, coinvolgere, scuotere, cambiare. Entrare dunque in azione, in contatto con l’altro. Questo è l’auspicio più genuino che mi sento di fare, affinché l’inconosciuto, specie quando bisognoso, scomodo o magari apparentemente ingombrante, cessi di essere una massa indistinta, cessi di essere senza nome.

Questa primavera sono tornato ad Haiti, insieme alla mia famiglia ed alla famiglia allargata ABF: una visita scandita da un’agenda fitta, perché tanto c’era da fare, tante le distanze da percorrere, tante le persone cui stringere la mano, anche se, purtroppo, con troppo poco tempo per poter ascoltare con la dovuta calma i miei  interlocutori.

Abbiamo assistito all’animata incombenza della distribuzione dell’acqua nello slum di Cité Soleil: la circostanza metereologica – una pioggia battente – ha fatto comprendere se possibile con maggior chiarezza, l’urgenza di questo servizio, dando più evidente percezione di quali e quanti rischi igienico sanitari possano annidarsi, nel fango, e colare dai malcerti ripari compromettendo la salute delle persone.

Nello slum, per l’occasione mio figlio Matteo ha anche dato vita ad un estemporaneo momento musicale, per la gioia dei bambini presenti: di fronte a tanti sguardi pieni di curiosità, ha cantato a cappella una romanza italiana, pur avendo Virginia, in braccio, che ogni tanto gli s’attaccava al collo, pur nel trambusto generale… Ma è stato un momento di grande emozione per tutti.

Nel corso della missione ad Haiti siamo inoltre andati a De Varenne Grande Riviere, nel sud incontaminato dell’isola, ad inaugurare una nuova struttura didattica ABF, l’unico centro educativo della zona: un angolo di paradiso, paesaggisticamente parlando, ma dove si può ancora morire per patologie banali. La scuola potrà ospitare fino a quattrocento studenti, offrendo loro un percorso formativo che ci sforzeremo di rendere in linea con gli standard internazionali. La scuola inoltre accoglierà il progetto della “mobile clinic” divenendo periodicamente presidio sanitario per la comunità locale.

Ho poi fortemente voluto tener fede ad una promessa: ai piccoli coristi di “Voices of Haiti” (che a breve saranno in Italia, per la loro seconda tournée) avevo assicurato che sarei venuto presto a trovarli, anche per conoscere e salutare i loro genitori. E così è stato, per ciascuno dei sessanta cantori… Abbiamo fatto musica insieme, sono state scattate un’infinità di foto ricordo, abbiamo spiegato alle famiglie, in maniera più approfondita, le motivazioni del progetto e le tappe dell’iter formativo, così consolidando un rapporto di fiducia, prezioso anche nell’ottica di offrire un sereno percorso di studi ai bambini.

Ma non è solo nel quarto mondo dell’isola caraibica, che possiamo e dobbiamo farci toccare dall’esperienza, e raggiungere e coinvolgere dall’incontro con il prossimo. Senza dover traversare l’oceano, il prossimo è anche chi, appena fuori la nostra porta di casa, possiamo incontrare, riconoscendone i bisogni.

In Italia, a frenare le opere di pubblica utilità supportate da profili sensibili alle urgenze del sociale, non sono gli uragani tropicali ma altre tipologie di flagelli: una giungla di burocrazia che sembra non voler aiutare chi vuole aiutare. Ugualmente, ABF insieme ad un partner filantropico cui siamo legati da grande fiducia e stima reciproca, è finalmente ai piedi di partenza per un importante progetto, per fare la nostra parte nella restituzione di una vita serena alle popolazioni colpite dal terremoto della scorsa estate.

Quella odierna, che ci accoglie proprio in queste ore, inaugura un trimestre densissimo per la fondazione, coinvolta in eventi piccoli e grandi… Anche di portata planetaria, come il concerto dell’8 settembre al Colosseo (nell’ambito della Celebrity Fight Night) dove avrò il piacere di cantare insieme ad Elton John, Steve Tyler, Sumi Jo, Stefano Bollani e tanti altri colleghi.

A tutti voi, amici della fondazione, auguro di proseguire con il consueto entusiasmo a farvi toccare dall’esperienza, a farvi raggiungere e coinvolgere dall’impagabile bellezza del donare e dell’essere utili al prossimo. “Prossimo” che inevitabilmente è fatto di tante singole storie e persone, cui dare un volto ed un nome. E solo agendo, questo è possibile.

A voi chiedo, riconoscente, di continuare a seguirci con affetto, contribuendo a questo straordinario laboratorio che è ABF e che, come dico sempre, porta il mio nome ma dovrebbe correttamente esser chiamato col nome di ciascuno di voi.

Andrea Bocelli