Sono semenza preziosa, per il futuro della loro terra, queste Voices of Haiti che, lo scorso 15 settembre, al loro debutto newyorkese, hanno fatto alzare in piedi l’intera platea al secondo “Global Exchange”… Nei loro cuori, latente, c’è già l’isola come sarà domani, mentre ciò che oggi diamo loro – ricorda Andrea Bocelli – è giusto terra fertile dove poter germogliare ed ampliare l’orizzonte dello sguardo, per innescare quei voli di cui, in verità, sono già capaci, e di cui prendono via via coscienza.

Della forza pacifica dell’arte, che tutti possiamo applicare, ciascuno nel proprio quotidiano, ha trattato la manifestazione internazionale tenutasi al Lincoln Center, nel cuore di Manhattan, dove il coro della Andrea Bocelli Foundation in partnership con la Fondazione St Luc, ha affrontato il primo pubblico della propria carriera. Accanto ad Andrea, ha fatto ciò per cui lo stesso Andrea è amato nel mondo: ha messo il cuore nella voce ed ha inondato la platea d’una emozione che, dopo “Amazing Grace”, ha bagnato le guance di tanti.

Non vi è stato modo migliore, a detta di tutti, per ribadire ciò che il convegno stava ricordando al mondo, e cioè che l’arte è tale, se è per il bene. Quella inaugurata da questi bambini haitiani è «l’unica grande rivoluzione auspicabile», come ricorderà Andrea Bocelli, chiamato ad intervenire dapprima alle Nazioni Unite, poi in chiusura del secondo “Global Exchange”.

Qui di seguito, alcuni stralci dai suoi interventi:

L’attività filantropica risponde ad una mia scelta antica, che potrei riassumere nella volontà di stare dalla parte del bene. L’idea di produrre felicità e speranza in chi non ne ha è uno degli scopi che danno senso e compiutezza alla vita. E la musica è fatalmente connessa con questo slancio, poiché ha l’impagabile capacità di incidere sulla coscienza, contribuendo al nostro sviluppo spirituale.

Quando un brano musicale commuove, qualcosa accade dentro di noi. L’emozione, la commozione appunto, è un sentimento che contribuisce a renderci migliori… Un concetto che era già chiaro nell’antichità, tanto che duemila anni fa Catone Uticense raccomandava che i militari non ascoltassero musica, proprio perché ciò li avrebbe resi inadatti alla guerra… E noi oggi vogliamo, fortemente, un mondo fatto di donne e uomini “inadeguati ai conflitti”.

Il mio rapporto con Haiti principia con l’incontro quasi “fatale” con Padre Rick Frechette: eroe dei nostri tempi che, come molti sanno, andò ad Haiti quando era un giovane sacerdote e, verificata la tragica situazione, pensò bene di tornare negli Stati Uniti, laurearsi in medicina, per poi tornare definitivamente sull’isola caraibica. Dove, da oltre un quarto di secolo, è sacerdote all’alba d’ogni nuovo giorno, quando veste l’abito talare ed officia il servizio liturgico (che quasi quotidianamente, purtroppo, è anche un funerale) ed è medico per il resto della giornata…

Poco tempo dopo il mio primo incontro con Padre Rick, ho costituito la fondazione che porta il mio nome. Nel frattempo ad Haiti c’è stato il terribile terremoto di cui tutti sappiamo. Mi è dunque sembrato logico concentrare una parte cospicua delle forze su questa terra martoriata.

Nei suoi primi cinque anni di attività, ABF è cresciuta piuttosto rapidamente, grazie alla generosità dei donatori e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà che si sono impegnati in seno alla fondazione. I risultati non si sono fatti attendere anche perché, quando si opera in un luogo dove c’è bisogno di tutto, è facile verificare, quasi nell’immediato, i primi frutti evidenti.

Voices of Haiti è una scommessa recente ma già vincente. Questi bambini sono in grado di raccontare la loro storia nel mondo, in musica, certo, ma anche con la forza del loro sguardo, con le emozioni delle loro emozioni. Tali meravigliosi piccoli coristi sono – come tutti i bambini – al pari di lavagne pulite sulle quali è facile scrivere. Molti di loro hanno un vero talento artistico, oltre ad un grande, grandissimo desiderio… E, si sa, where there’s a will there’s a way! Oggi vedono per la prima volta un mondo a loro totalmente sconosciuto, si aprono all’alterità e sono pronti a crescere, sono un seme prezioso per questo grande popolo.

Credo nella musica quale strumento di sviluppo dell’animo umano. Lebniz, il grande filosofo tedesco, l’aveva definita “occulto esercizio aritmetico dell’anima che non sa numerarsi”. A monte del concetto, apparentemente complesso e in realtà così semplice, c’è una grande realtà: ogni musicista sa che, quando giustappone delle note – ciascuna con dei valori – su di un pentagramma, tratta una materia composta da numeri. E parimenti ha coscienza di quanti numeri giocoforza lascia fuori da quel pentagramma. Ebbene, sono cifre lasciate all’interpretazione, all’immaginazione, alla sensibilità del musicista. Anche le indicazioni quali forte, piano, oppure diminuendo, crescendo, lasciano una grande libertà, non dicono “quanto” diminuire o crescere. Può rispondere solo l’anima dell’esecutore, quell’anima appunto che “non sa numerarsi”… Lo studio della musica, e del canto in particolare, è a mio avviso uno strumento fondamentale per rendere feconda ogni anima, comprese quelle, luminose, dei bambini di Haiti, i quali vivono realtà estremamente distanti dalla nostra.

Oggi ci commuovono, domani ci stupiranno, questi bambini che ci donano bellezza e che in più ci ringraziano, con la luce dei loro sguardi, con l’espressione stupita dei loro visi, sono la speranza di un popolo, di una terra flagellata da tante calamità. Il seme di questo loro cammino intrapreso, potrà trasformare il loro paese.

Facile verificare una differenza talvolta insopportabile, tra ricchezza sfrenata e povertà più dura. Chi ha a cuore di poter migliorare il mondo deve far crescere in sé una grande idea rivoluzionaria. Non quelle che la storia ha già conosciuto, costate un prezzo altissimo in termini di vite umane e, una dopo l’altra, miseramente fallite. Parlo dell’unica rivoluzione possibile: quella interiore, che dobbiamo operare in ciascuno di noi. Questi sono bambini aperti all’unica grande rivoluzione auspicabile e possibile. I piccoli cantori delle Voices of Haiti sono pronti, hanno voglia di combattere per il loro popolo e fare della terra un luogo migliore… E noi dobbiamo essere al loro fianco.

Andrea Bocelli