Una nuova scuola, la quinta realizzata nell’ambito del progetto legato all’educazione portato avanti dalla Andrea Bocelli Foundation in partnership con Fondation Saint Luc: a meno di due anni dal primo sopralluogo, oggi la Scuola St. Raphael in Devarenne Grande Riviere, a Jacmel (nel sud di Haiti) è già una realtà operativa.
La struttura, inaugurata recentemente alla presenza di Andrea Bocelli, è l’unica nell’area ed accoglierà quattrocento studenti. La comunità che gravita intorno alla scuola – e che ne beneficerà, direttamente o indirettamente – conta oltre ventiseimila persone. Presente alla cerimonia, lo scorso 23 aprile, anche Stefano Aversa, il nostro presidente, al quale chiediamo una testimonianza.
– Non è la prima volta che è stato a St. Raphael. Nel giugno scorso, in occasione della sua prima missione ad Haiti, aveva affrontato un viaggio particolarmente complesso anche dal punto di vista logistico, per raggiungere e tornare da quella zona dell’isola…
La prima volta che ho raggiunto St. Raphael era circa un anno fa per verificare l’andamento dei lavori di costruzione appena iniziati. C’erano solo le prime fondamenta fatte con le pietre raccolte sul fiume che scorre vicino alla scuola, ma tutta la comunità era alla scuola ad attenderci per farci vedere con giusto orgoglio gli evidenti seppur faticosi progressi. Arrivare alla scuola non è stato facile, anche con un fuoristrada attrezzato, perché si deve guadare il fiume due volte. È iniziato a piovere, in modo torrenziale come spesso nei pomeriggi d’estate ai tropici; il fiume si è ingrossato e la ripida strada di terra è diventata una fanghiglia impraticabile. Con l’aiuto di tutti, il nostro team ed i locali, un po’ camminando un po’ spingendo siamo ritornati a Port-au-Prince in otto ore…
– Contestualmente all’edificazione della struttura scolastica, ABF è intervenuta anche sulle vie di comunicazione per raggiungere il sito di Devarenne?
È stato necessario costruire e consolidare la via di accesso alla scuola sia per accelerare la costruzione (buona parte del cemento e dei materiali sono stati portati a dorso d’asino per l’ultimo chilometro), sia per facilitare l’utilizzo della scuola stessa per studenti, insegnanti e personale non docente.
– Dalle sue due visite, si è fatto un’idea dell’attuale qualità di vita della comunità locale, e di come poterla sostenere, rispondendo ai suoi bisogni senza forzarne l’equilibrio?
La comunità locale è molto povera e vive esclusivamente dei prodotti della terra e l’allevamento di qualche animale da cortile. Gran parte della popolazione è distribuita in piccole case isolate, spesso in legno e lamiera, arrampicate sui fianchi scoscesi delle montagne in un paesaggio tropicale bellissimo quanto difficile da lavorare e raggiungere. La scuola di St. Raphael è stata costruita soprattutto con personale locale e per questo è considerata ancora più parte della comunità.
– La scuola inaugurata – l’unica nell’area – mira a rappresentare assai di più di un centro didattico…
…esattamente. St. Raphael, come le altre scuole che abbiamo costruito, è una struttura concepita per durare nel tempo, con una pianta a ferro di cavallo che sembra accogliere chi la visita ed un grande spazio interno che è utilizzato anche per sport ed eventi non solo dedicati agli studenti, ma alla intera popolazione locale. La scuola diventa rapidamente un punto di riferimento e di aggregazione attraverso il quale molte altre attività e servizi vengono resi disponibili: si va da programmi formativi anche per i più grandi, a servizi medici attraverso la “Mobile Clinic” che visita periodicamente le scuole, fino a progetti di miglioramento della qualità di vita della comunità come sistemi di coltivazione più efficienti, l’installazione di pannelli solari nelle case isolate per fornire un minimo di luce la sera agli studenti e loro famiglie.
– Questa formula di intervento che ABF realizza, parte dalla struttura scolastica, ma intorno ad essa ha l’ambizione di instaurare una sorta di circolo virtuoso a 360 gradi, che coinvolge l’intera comunità. Una linea già sperimentata in altri siti quali St. Philomene, St. Augustin e Notre Dame du Rosaire…
St. Raphael è la quinta scuola che ABF ha costruito e avviato in Haiti in collaborazione con il nostro partner locale Fondation Saint Luc. Molto si è appreso durante questo percorso durato cinque anni, ma gli obiettivi ed i principi ispiratori sono rimasti gli stessi: fornire non solo una istruzione di qualità internazionale a bambini e ragazzi altrimenti destinati a rimanere analfabeti ed ai margini della società, ma anche una possibilità di crescita come individui e comunità, assieme allo sviluppo delle potenzialità e dei talenti. Siamo felici che i primi studenti abbiano già concluso il ciclo degli studi secondari e oggi stiano frequentando l’università o che i 60 bambini del coro “Voices of Haiti” abbiano avuto la possibilità di vedere New York e cantare assieme al Maestro Bocelli in templi della musica come il Lincoln Center ed il Radio City Music Hall, o di fronte a platee prestigiose come l’assemblea delle Nazioni Unite o la Clinton Global Initiative.
– Il fatto che siano stati gli abitanti della zona (molti dei quali sono gli stessi genitori dei 400 studenti che animeranno le aule di St. Raphael) ad aver contribuito alla realizzazione dell’edificio, oltre ad aver dato loro una seppure provvisoria fonte di guadagno, contribuisce forsanche alla percezione della comunità locale di un bene non imposto dall’esterno ma di una realtà propria, da vivere senza sospetto e senza soggezione?
Certamente. Abbiamo osservato e studiato altre iniziative, anche molto ben finanziate e con risorse importanti, ed abbiamo notato che molti interventi erano fuochi di paglia che rapidamente si esaurivano non appena il supporto esterno veniva a mancare. L’approccio collaborativo ed inclusivo che abbiamo sviluppato ed adottato fin dall’inizio, è stato una chiave di successo delle nostre iniziative che sono concepite per durare e diventare parte integrante della vita delle comunità.
– Il contesto di Jacmel e di Devarenne Grande Riviere è una regione particolarmente isolata e che raramente ha avuto contatti con alterità culturali. Che tipo di mediazione è stata posta in atto per raggiungere un simile importante risultato? Come racconterebbe la tipologia di accoglienza di questa comunità?
Il particolare isolamento di questo luoghi rappresenta una oggettiva difficoltà logistica, ma ha anche permesso di preservare una cultura ed uno stile vita unici. La semplicità e sincerità dei rapporti, il senso di generosa ospitalità e la vera gratitudine che queste popolazioni di Haiti mostrano ripaga ampiamente degli sforzi e fanno sentire a proprio agio e veramente ricco chi dà. Non ci sono parole per descrivere gli occhi felici degli alunni e dei loro orgogliosi genitori che li osservano vestiti nelle loro linde uniformi, disposti ordinatamente per l’alza bandiera giornaliera o seduti su banchi scolastici perfettamente attressati.
– L’educazione è l’arma più potente che si possa usare per cambiare il mondo. Sembra che ABF faccia propria, con particolare convinzione, la riflessione di Mandela, dato che l’EDU Project assorbe una parte cospicua dell’attività filantropica della fondazione…
L’educazione è la prima pietra su cui costruire la speranza ed il futuro delle prossime generazioni. L’educazione dà libertà di pensiero e di azione, fornisce le basi di civiltà e di consapevolezza delle proprie possibilità, infine aiuta a non finire preda di facili populismi ed estremismi. Nella mia vita professionale tratto spesso con grandi investitori e manager di multinazionali e vedo molti interessanti piani e progetti di sviluppo con ritorni attesi importanti anche se incerti. Penso di poter dire oggi che non esiste investimento a maggior ritorno per la nostra società dell’educazione.