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A quindici ore di viaggio dalla capitale in compagnia del nostro partner locale Fondation Saint Luc, dapprima stipati su un’ambulanza e un pick-up, tra i vapori bollenti del sole e strade dissestate e sentieri sgranati dalle piogge, poi a piedi, nella vegetazione notturna della foresta caraibica, guadando fiumi con l’acqua alle ginocchia accompagnati dal suono degli uccelli notturni e dal ritmo sommesso del mare (mare, compagno costante ma sovente nascosto, che quando compare lascia senza fiato)… Anche a quindici ore di viaggio da Port au Prince – nove, quando tutto fila liscio, cioè raramente – puoi trovare l’esatta dimensione di accoglienza, bellezza, ottimismo,  esaltazione delle potenzialità di ciascuno, che si respira a casa Bocelli.

Nel cuore di Haiti, tra le comunità più povere e isolate, si riesce a comprendere meglio che altrove il significato più profondo della mission della fondazione, la sua precisa ragion d’essere, la sua forza: poche parole (“prendersi cura delle persone”) che a queste latitudini entrano nella carne, forgiano l’anima di chi ne viene a contatto, aiutando tutti – e tutti vuol dire tutti: chi aiuta è il primo a godere di questo aiuto – a diventare persone migliori.

ABF è esattamente questo: espressione traslata dell’approccio etico ed esistenziale di Andrea in uno strumento umanitario, in un’organizzazione che utilizza sistematicamente, nel mondo, i valori dell’accoglienza, della responsabilizzazione, assecondando e prendendosi cura del cammino di crescita delle singole persone e delle comunità, dando l’opportunità a ciascuno di raccontare, attraverso la propria vita, la migliore storia possibile.

Mentre, da Haiti, stiamo scrivendo queste note, la missione ABF è ancora in corso. I sessanta bambini del coro “Voices of Haiti” stanno provando, proprio in questi minuti, i brani da proporre nel corso della prima “uscita” di rilievo, domani, qui a Port au Prince, mentre nelle scuole ABF dell’isola, duemilacinquecento bambini stanno trascorrendo la loro giornata di studio (e talvolta di esami), indossando le loro divise, sempre miracolosamente perfette, indenni ai quotidiani accidentatissimi percorsi, fatti di fango, polvere, foresta. In questo istante, nella remota area di Dame Marie, ma anche nel profondo sud di Jacmel, presso la comunità di St. Raphael, un esercito di lavoratori del posto guidati dai nostri partner di Saint Luc, trova un’occupazione e dunque una fonte di reddito, e contemporaneamente sta realizzando, pietra dopo pietra, il luogo dove i loro figli potranno studiare, trovare un pasto caldo, coltivare il proprio futuro. In questo momento, la “Mobile Clinic” è in viaggio, i dottori del St. Luc Hospital stanno visitando i bambini, ma anche i loro genitori e i loro nonni, fornendo gratuitamente medicine, per curare e per prevenire, anche presso la scuola St. Augustin ad Abricot, dove l’assistenza sanitaria era inesistente. Nella capitale, presso il St Damien Hospital, è invece in piena attività il Programma HIV, e nelle sue stanze rosso fuoco si educa, cura, informa,  attraverso un protocollo d’eccellenza che è portato ad esempio a livello internazionale. Alcuni operatori, proprio adesso, stanno raggiungendo i quartieri più poveri nella periferia della capitale, per dare supporto alle famiglie dei malati di HIV, per assicurarsi che gli prendano le medicine e che abbiano di cosa nutrirsi per affrontare le cure. Sempre al St. Damien, il “Virginia Project”, in un paese con un tasso di mortalità delle donne per complicazioni legate al parto di venti volte superiore a quello dei paesi industrializzati, offre cura e strumenti all’avanguardia nel reparto maternità… Giusto adesso (come tre volte, ogni giorno), nello slum di Citè Soleil, il water truck ABF sta distribuendo acqua potabile alla comunità più a rischio di contaminazione e malattie, quella che talora non ha neanche un pezzo di lamiera quale riparo, quella più a rischio criminalità, emarginazione, degrado.

Questi e non solo, gli interventi ABF che stanno procedendo, ciascuno con le proprie urgenze, necessità, intoppi, potenzialità, successi e provvisori fallimenti. Queste e non solo, le tappe del viaggio di giugno, e per ogni tappa, l’incontro con tante meravigliose persone che, giorno dopo giorno, stanno spostando a mani nude il destino della loro terra.

Dieci giornate (dal 10 al 20 giugno), la durata di questa missione, cui seguiranno naturalmente altre, già entro l’autunno, con cadenza serrata, per monitorare, ottimizzare, comprendere le necessità di ciascuno dei progetti ABF. Dieci volte ventiquattr’ore che schizzano via, come un’unica entusiasmante giornata di sole, che inizia ogni volta alle 5 del mattino e termina a tarda sera.

Ripromettendoci di tornare, con maggiore calma e lucidità, sullo stato dell’arte dei molti tasselli che fanno la presenza della fondazione nell’isola, teniamo però a trasmettere a caldo, agli amici di ABF nel mondo, la testimonianza di una sensazione nettissima, che emerge da questa esperienza, una percezione evidente a tutti coloro che l’hanno vissuta, siano volontari, operatori o donatori… E cioè che una simile atipica, coraggiosa declinazione del concetto di cooperazione internazionale, è in tutta evidenza vincente, e può effettivamente offrire una chiave di lettura nuova e importante, a livello internazionale: da laboratorio sperimentale è, già ora, in grado di tramutarsi in esempio prezioso, esprimendo un modello replicabile.

I cambiamenti culturali difficilmente avvengono attraverso gli accordi governativi, improbabilmente prendono forma, con immediatezza, attraverso i grandi numeri: il segreto vincente dell’appassionante scommessa ABF sta nel suo puntare caparbiamente sul singolo, sulla piccola comunità, su progetti puntellati dalla fiducia diretta, da una stretta di mano, da un abbraccio, dall’incontro vero fra persone vere.

C’è chi l’ha definita la filantropia dell’erba che cresce… Anche la foresta più rigogliosa un giorno è stata solo una manciata di semi. Ciascun granello, per farsi frutto e cibo e futuro, deve essere posto ed accolto nel giusto terreno, con cura ed attenzione (o, per meglio dire, con amore), perché possa trovare la forza e sviluppare la propria miracolosa potenzialità.

Ogni volta che lasciamo Haiti, dopo tour de force seriali che richiedono il vigore di un ventenne anche a chi – come chi scrive e come i più – ne ha più del doppio, ripartiamo con forza raddoppiata, triplicata, e così pure si fa scorta di ottimismo, fiducia, schietta allegria, nonostante mai come in questo luogo la morte sia compagna quotidiana della vita.

La sensazione è che ad Haiti ogni seme stia lavorando, stia moltiplicando vita e speranza: quando silenziosamente, attraverso invisibili germogli, quando già attraverso fusti rigogliosi.

L’isola sta cambiando, il cammino è ancora lungo ma la direzione presa è chiara e la consapevolezza, tangibile: Haiti si sta rialzando, grazie prima di tutto ai suoi abitanti, alla loro fede e alle loro straordinarie potenzialità che ABF e Fondation Saint Luc aiutano a sviluppare e a far fiorire.

Giorgio De Martino