Carissimi,
di tutt’altro avevo previsto di parlarvi, in questo secondo appuntamento con la Newsletter: strumento cui personalmente è stato così facile affezionarmi, nonostante sia in fase di rodaggio. Il suo debutto ha già raccolto l’opinione benevola di tanti lettori, assumendo per tutti gli amici di ABF (e per me naturalmente), la felice sembianza di un momento di riflessione e condivisione, sulle molteplici attività di tale entusiasmante laboratorio vivo che è la fondazione.
Rimando però, e so che me lo perdonerete, le novità (tutte positive, invero) dei tanti capitoli aperti di questo libro che stiamo scrivendo insieme, optando per omaggiare qui un carissimo amico, un grande uomo, icona universale del coraggio e dell’impegno civile, scomparso nei giorni scorsi: Muhammad Ali.
Quando ci ha lasciati, ero negli Stati Uniti, a due ore d’aereo da lui, sul palco del SAP Center di San Jose, in California. Sapevo che era stato ricoverato, sapevo che la malattia con cui lottava da ormai un trentennio aveva guadagnato terreno (nel corpo, mai nello spirito). In cuor mio però m’illudevo che “il più grande” avrebbe ancora una volta messo a tappeto quel morbo che era rimasto il suo più ostinato sfidante. Anzi, non avevamo smesso di sperare, Veronica ed io, d’avere, a settembre, l’immenso privilegio di accogliere Muhammad a casa nostra, in Toscana, in occasione della terza edizione italiana della Celebrity Fight Night….
Invece, dalle quinte dell’arena, a metà serata, mia moglie mi ha preso in disparte e mi ha sussurrato la tragica notizia, lasciandomi ammutolito. C’erano ventimila persone, nello stadio, e stavano applaudendo, chiamandomi in scena… Sono uscito sotto i riflettori con l’amica e collega Ester Almeida, ho ringraziato il pubblico che, ignaro, ha risposto alzando ulteriormente il volume dei festeggiamenti. Ho ripreso allora il microfono e credo di aver detto “è molto difficile, per più ragioni, dirvi ciò che ho appena appreso”…
Ho ancora nelle orecchie la reazione della platea alla notizia, l’esclamazione amara che ha percorso tutti, quando ho condiviso la triste novità. In quel momento, ho solo aggiunto ciò che mi dettava il cuore, e cioè che mi piaceva immaginare Muhammad lassù nel cielo, generoso e forte, a combattere ancora, come ha sempre fatto, per un mondo migliore.
Poi ho voluto dedicargli “Con te partirò” ed ho fatto fatica a non cedere alla commozione (nemica del canto, quando il turbamento rischia di chiudere la gola). Ma sono felice di essere arrivato in fondo, di averlo salutato cantando. Un invito a cantare, d’altronde, è il contenuto delle prime parole che mi ha rivolto, anni prima, al nostro primo incontro. In musica dunque, gli ho voluto augurare buon viaggio.
“Sing for me”: proprio così mi disse, quell’uomo provato ma non piegato dalla malattia, nel primo momento in cui l’ebbi di fronte, a casa sua, ospite inatteso – per intercessione del comune amico Jimmy Walker – in occasione del compleanno di sua moglie Lonnie. Una preghiera che con gioia ho potuto onorare, dedicandogli una melodia italiana a cappella. In quell’occasione, Muhammad mi donò due propri guantoni da boxe autografati, che conservo come una reliquia. Il giorno successivo, nello stadio di Phoenix gremito di spettatori, c’era Muhammad in prima fila… Mi sono presentato sul palco indossando quei guantoni e l’ho festeggiato, mentre risuonavano le note del “Nessun dorma”.
Ali è un mito, non soltanto per la sua ma per almeno tre generazioni, un uomo che ha saputo far sentire con forza la propria contrarietà alla guerra e alla violenza. Icona universale del coraggio e dell’impegno civile, non ha mai smesso di essere sul ring, fino all’ultimo, per affrontare la propria battaglia contro il Parkinson.
Grazie a Muhammad, presso il Barrow Neurological Institute di Phoenix, è attiva una struttura all’avanguardia dedicata alla cura del morbo di Parkinson, tra le più avanzate negli Stati Uniti. Grazie al supporto della Celebrity Fight Night e del suo inventore, Jimmy Walker, il “Muhammad Ali Parkinson Center – Movement Disorders Clinic” è in grado di fornire un sostegno concreto ai malati e alle loro famiglie che non possono permettersi medicine e cure.
Per alcuni anni ho contribuito agli eventi di questa storica, straordinaria istituzione filantropica, attraverso la mia presenza oppure dando la possibilità di mettere all’asta serate speciali, da condividere presso la mia casa in Toscana… Nel 2013, proprio a Phoenix, da un’intuizione corale, nell’armonia di una conversazione conviviale con Jimmy, mia moglie Veronica e la presidente di ABF Laura Biancalani, nasceva l’idea di una “Celebrity Fight Night” italiana.
Quell’idea che oggi è una realtà straordinaria, i cui proventi sostengono i progetti della Andrea Bocelli Foundation e del Muhammad Ali Parkinson Center. Un sodalizio perfetto, che proseguirà con ancora più vigore, nel ricordo di un grande amico che non smetterà di ispirarci… Perché, come ho già detto, sarà sempre lassù, generoso e forte, a combattere, come ha sempre fatto, per un mondo migliore.
Andrea Bocelli