Lettera del Fondatore


Cari amici,
non è semplice affrontare un argomento intimo, privato, quale è il far del bene. Aiutare il prossimo è un privilegio che ciascuno dovrebbe esercitare con discrezione e pudore, secondo le proprie possibilità. Così ho fatto sino ad oggi, nella vertigine d’essere una goccia nel mare ma anche nella certezza di avere il dovere morale d’adoprarmi per il benessere dei meno fortunati.

L’esperienza mi ha insegnato che se trasmettiamo generosità e se condividiamo la felicità e la bontà che è in noi, tutto ci tornerà moltiplicato: «nel regno dell’amore – ha scritto un teologo irlandese – non c’è competizione, non c’è possessività né controllo: quanto più amore doneremo, tanto più amore avremo».

Anch’io, da ragazzo, ho chiesto aiuto, anch’io ho conosciuto la condizione del bisogno, ho cercato un sostegno, un soccorso da parte del prossimo. In seguito ho avuto la possibilità, o per meglio dire la gioia, di contraccambiare: un desiderio in crescendo che è divenuto responsabilità, priorità inderogabile, imperativo etico.

L’anima ha bisogno d’amore proprio come il corpo ha bisogno di aria. L’amore, ce lo insegna Dante, è il ritmo segreto dell’universo (e «move il sole e l’altre stelle»): non appena ne scorgiamo la scintilla, è essenziale offrirne il calore, come una benedizione, a chi è affamato, confinato in carcere o negli ospedali, prigioniero delle difficoltà.

Ho cercato, negli anni, di rendermi utile come e per quanto ho potuto. Maturando però sempre più la convinzione che non fosse abbastanza. Per questo ho deciso di mettere in gioco tutto me stesso, rinunciando a quel pudore che la beneficienza usualmente richiede, per questo ho realizzato una Fondazione: per unire le forze, per far sì che la mia non sia più “una goccia nel mare”, ma si unisca a tante – come ci insegna Madre Teresa – al punto da riempire un oceano.

Agli amici, a coloro che per ragioni artistiche o professionali hanno avuto modo di conoscere (e, spero, di apprezzare) la mia attività canora e l’onestà intellettuale che ne ha scandito il percorso, chiedo un sostegno concreto. Chiedo di unirsi a me, per contrastare la povertà nei Paesi in via di sviluppo e per accogliere sfide importanti in ambito sociale e di ricerca scientifica.

La Andrea Bocelli Foundation porta il mio nome: non è un frivolo esercizio di vanità, è piuttosto il suggello di un patto, d’una inequivocabile assunzione di responsabilità. M’impegno infatti, in prima persona, a supervisionare e garantire la qualità e la trasparenza di ogni passaggio di ogni progetto.

Per lavoro mi dedico alla mia più grande passione, la musica: la vita a conti fatti è stata assai generosa, nella professione come negli affetti (e non posso esimermi dallo sdebitarmi). Ciò che in molti suppongono sia il mio primo problema, viceversa è l’ultimo della lista: difficile non è tanto inventarsi un volto o un tramonto, quanto destreggiarsi nelle mille quotidiane contrarietà (che agiatezza economica e successo non contribuiscono certo a diminuire!), nella ferma volontà di non cedere a compromessi, di non perdere coerenza (e dunque serenità), di non inaridirmi.

Agli amici, il mio invito accorato a cedere alla tentazione dell’amore, contribuendo e sostenendo la Fondazione. Quando amiamo e permettiamo di essere amati, la paura si muta in coraggio, il vuoto diventa pienezza, perché – ce lo ricorda San Paolo – «l’amore è paziente, l’amore è benigno; non è invidioso l’amore, non si vanta (…) Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta».

Se avete ancora dei dubbi, provate a chiudere gli occhi. Riuscirete a guardare lontano, a riflettere senza distrazioni, nell’intimità della vostra coscienza, su cosa siamo e su ciò che di eterno accade nel segreto di ogni esistenza. Sono certo che poi concorderete con questa mia modesta riflessione, che ha generato il progetto della Fondazione e che ne è lo slogan:

È per fede nell’amore e nella giustizia che siamo chiamati a costruire un mondo migliore di quello che abbiamo trovato, chiamati a restituire al mondo ciò che di buono abbiamo avuto, affinché anche le persone più sfortunate o più deboli abbiamo la possibilità di una vita piena di opportunità e di bellezza, e affinché chi merita possa trovare energia e occasioni vere per dare il meglio di sé.”